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IDENTITÀ DI GENERE

Eterosessuale significato

Il significato di eterosessuale deriva dal termine greco “heteros” che significa differente e da quello latino “sexus” e la prima volta lo troviamo nel 1923 in un dizionario come termine medico per: “manifestazione di passione sessuale per una persona del sesso opposto; sessualità normale”.

Sappiamo che il sesso e genere di una persona è in riferimento alle caratteristiche biologiche che caratterizzano le femmine e i maschi e il sesso è dato alla nascita partendo dai genitali, il fenotipo per cui chi nasce con vagina e vulva è considerata femmina, mentre chi nasce con pene e testicoli, maschio e l’altro da cultura e società ed è appreso.

Inoltre le femmine hanno i cromosomi XX, mentre i maschi hanno i cromosomi XY e, comunemente, siamo portati a dedurre il sesso di un neonato dalla presenza di genitali esterni femminili o genitali esterni maschili, mentre la biologia distingue un sesso cromosomico, un sesso gonadico e un sesso fenotipico.

Sesso cromosomico

Durante la fecondazione c’è il primo sviluppo sessuale quando si sistemano i cromosomi sessuali perché al concepimento il cromosoma sessuale (X o Y), che è nello spermatozoo, feconda l’ovulo e stabilisce il sesso genetico: femmine XX e maschi XY.

Sesso gonadico

all’inizio dello sviluppo embrionale non c’è distinzione dal punto di vista sessuale perché le gonadi embrionali possono svilupparsi in ovaie o testicoli, perché è la presenza del gene SRY che decide la differenziazione sessuale.

Sesso fenotipico

le secrezioni ormonali delle gonadi determinano lo sviluppo dei genitali esterni che, nel caso maschile (XY) diventa testicolo e produce ormoni maschili che, se non sono recettivi, il fenotipo sessuale è femminile.

Da questo possiamo intuire quanto sia complesso il processo della morfologia sessuale che si completerà, poi, nella pubertà con la comparsa delle caratteristiche sessuali secondarie e capiamo, anche, che in questi passaggi, possono avvenire dei cambiamenti che daranno esiti diversi.

In considerazione di tutto ciò possiamo dire che i due sessi non sono due categorie distinte ma due dimensioni sulla stessa riga, un opposto all’altro e in mezzo ai due poli ci sono altre possibilità.

In effetti, in ogni persona sono presenti sia il femminile che il maschile e la differenza è nelle varianti delle due componenti.

Diversità di genere

Conseguentemente a quello che abbiamo detto la diversità di genere è complessa perché vediamo che ogni persona ha aspetti biologici di tutti e due i sessi: le femmine oltre agli ormoni femminili producono anche ormoni maschili, e così pure viceversa.

In aggiunta, oltre le variabili presenti nei due sessi, ci sono situazioni in cui oltre la combinazione cromosomica XX e combinazione cromosomica XY, il sesso cromosomico, quello gonadico e quello fenotipico non concordano portando a disturbo di identità di genere.

Inoltre la conferenza di Chicago del 2005 “ Consensus Statement on Management of Intersex Disorders” ha parlato di “ disordini (non anomalie e sindromi e non variazioni) dello sviluppo sessuale (DSD)” intendendo quelle condizioni congenite in cui lo sviluppo dei cromosomi, delle gonadi o del sesso anatomico è atipico”.

D’altra parte il significato di genere è stato deciso nella metà del secolo ventesimo ad uso clinico per gli psicologi che lavoravano con persone intersessuali per poi estendersi alle discipline psicosociali.

Identità di genere

Così come il termine “identità di genere” è stato coniato dallo psicoanalista Robert Stoller (1964) che studiava il transessualismo secondo cui il genere era una dimensione sociale e il sesso era biologico.

Per quanto riguarda il termine transessuale indicava una persona che aveva fatto interventi chirurgici per cambiare sesso ma oggi si preferisce usare il termine transgender perché transessuale era usato in maniera dispregiativa.

Teniamo conto, anche, che lo sviluppo dell’identità di genere, che non è l’orientamento sessuale che indica i generi da cui si è attratti, hanno avuto approfondimenti studiati con approcci teorici e metodologici dalla filosofia fino alla biologia.

In particolare la discussione verte sul fatto se debba essere determinata a livello biologico o a livello sociale, entrambi molto importanti e a tutt’oggi ci sono ancora aree sconosciute.

Con riferimento allo sviluppo dell’identità di genere dobbiamo sapere che è il risultato di una complessa interconnessione tra fattori biologici, socioculturali e psicologici e l’uomo è un’unità psicosomatica per cui non possiamo considerare le aree separate nettamente.

Bisogna dire anche che ambiente, esperienze, socializzazione, cultura, geni e ormoni possono avere effetti sul cervello.

E’ fondamentale sapere che l’adolescenza è un processo significativo per la realizzazione dell’identità di genere perché l’adolescente ha passaggi molto importanti.

Deve accettare la propria immagine corporea, diventare indipendente dai genitori, accettare lo sviluppo delle caratteristiche sessuali secondarie (seno, mestruazioni per le femmine e peluria e aumento del volume dello scroto, del pene e dei testicoli, cambiamento della voce per i maschi e compare la prima polluzione) e definire l’orientamento sessuale.

Disforia di genere significato
Il termine disforia di genere si riferisce a un particolare disagio che l’individuo prova quando c’è contrasto tra il genere che c’è alla nascita e quello che si percepisce.

Consideriamo che prima nel DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) era descritto come “disturbo di identità di genere” rinominandolo poi come “disforia di genere” perché l’orientamento sessuale non è ascrivibile a un disturbo mentale e a una patologia ma ad un disagio.

Possiamo, quindi, dire che è la sofferenza per la questione identità che fa la differenza, perché ci sono persone che ne hanno un grave disagio psichico e altre che non hanno particolari difficoltà.

Vediamo che anche l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) dice la stessa cosa affermando che non è un disturbo mentale.

D’altra parte la condizione Transgender resta inserita nel ICD (International Classification of Diseases 2018) per l’assistenza sanitaria che ci può essere solo se questa condizione è inserita nella classificazione.

Transgender è il genere e non il sesso perché, ad esempio, una donna transgender è stata definita maschio alla nascita, ma ci si riferisce a lei al femminile.

Specifichiamo, inoltre, che transgender e travestito sono diversi perché chi si traveste, mantiene la sua identità sessuale ma si trucca e si veste con una identità diversa.

Inoltre possiamo vedere oggi ciò che era impensabile un tempo, anche se la marchiatura e il discredito sono ancora socialmente una sfida per le persone transgender e gli studi che se ne sono occupati sono pochi.

Età evolutiva e variabilità di genere
L’età evolutiva per la variabilità di genere è un periodo molto importante e deve essere osservato con molta attenzione da parte dei genitori, insegnanti e clinici per poterla dirigere in maniera ottimale, perché questi bambini sono a rischio di difficoltà psicologiche e familiari.

Sappiamo che nell’infanzia i bambini possono esprimere una certa variabilità verso l’identità di genere perché alcuni bambini, dimostrano comportamenti conformi al genere della nascita e altri hanno comportamenti completamente atipici, non identificandosi con il genere che hanno alla nascita.

Sembra anche che, per ora, non ci sia la possibilità di scoprire fattori eziologici che siano determinanti da soli a portare ad una identità di genere inconsueta perché ci sono in gioco diversi fattori come componenti biologiche, sociali, psicologiche e culturali.

D’altra parte nell’infanzia l’identità di genere, non conforme a quella della nascita, può avere risultati variabili perché i bambini hanno dei cambiamenti mutevoli e solo il 15-30% mantiene certe caratteristiche da adulti, mentre gli altri, in pubertà, sviluppano un’identità di genere appartenente al genere della nascita.

In ogni caso i genitori, di solito, quando i comportamenti dei figli non cambiano nei primi anni delle elementari, si preoccupano molto per i sviluppi delle interazioni sociali e si rivolgono a consulti medici, anche se ci sono bambini che non hanno bisogno di interventi specialistici.

In particolare il problema si pone quando c’è una sofferenza psicologica o quando gli insegnanti e i genitori hanno delle difficoltà di rapporto con questi bambini.

Quindi, per quello che riguarda la disforia di genere presente nei bambini sono stati proposti tre approcci per aiutarli:

Modello riparativo: con il fine di riportarli al genere della nascita che ha avuto un esito fallimentare e sia la WPATH (World Professional Association for Transgendered Health) che l’American Academy of Child and Adolescent Psychiatry) hanno definito questi approcci non etici.
Modello affermativo: finalizzato ad affermare l’identificazione del bambino che, però, rischia di essere troppo influenzante perché ha ancora un’identità in divenire.
Modello “watchful waiting” che è un’osservazione del bambino, che dia la possibilità ai familiari di essere aiutati a capire quali esiti evolutivi possono esserci, verificando tutti gli aspetti della disforia di genere.
Tutto questo tenendo conto che nell’infanzia ci sono dei cambiamenti variabili per l’identità di genere e, quindi, l’intervento consigliato è quello che deve essere modellato sul tipo di famiglia e di bambino, per togliere il disagio che porta la disforia di genere, sostenendo e non cambiando identità.

Adolescenza e variabilità di genere

L’adolescenza è un’età dove bisogna predisporre interventi diversi da quelli dell’infanzia, perché ci possono essere decisioni in ambito medico con interventi che possono essere anche medici, e che ha creato molto dibattito.

Sappiamo che dai sedici anni c’è la possibilità di iniziare una terapia ormonale (cross-gender) che è parzialmente reversibile, dove vengono dati estrogeni per i ragazzi biologici e testosterone per le ragazze biologiche.

Infatti, viene proposto questo per cercare di aumentare i requisiti secondari sessuali che si avvicinano di più all’identità di genere che viene percepita dall’adolescente.

Vediamo che, recentemente, il 13 luglio 2018 il CNB ( Comitato Nazionale per la Bioetica) ha dato parere positivo sull’uso di un farmaco che blocca lo sviluppo puberale negli adolescenti con disforia di genere, valutando, naturalmente caso per caso e con molta cautela.

Nel momento in cui viene raggiunta la maggiore età, con l’autorizzazione del Tribunale, è possibile la modifica chirurgica delle caratteri sessuali primari.

Dopo questo passaggio c’è la modificazione del sesso anagrafico, del cambio del nome nei documenti, che c’è solo dopo l’intervento chirurgico per cambiare i caratteri sessuali primari.

E’ anche possibile cambiare il nome, senza l’intervento chirurgico, che non viene eseguito per vari motivi come, per esempio, di salute.

Omosessualità

L’omosessualità è un orientamento sessuale che un individuo ha verso il suo stesso sesso nella direzione sessuale e affettiva.

Spesso questa direzione così rigida verso due gruppi distinti di individui, da un lato eterosessuali e dall’altro omosessuali, non contempla le persone bisessuali.

Queste due categorie distinte non corrispondono alle esperienze di vita reali e fu il famoso biologo e sessuologo Alfred Kinsey, che nel 1950 e nel 1957, scrivendo una ricerca fatta sul comportamento sessuale dell’uomo e della donna, demolì questa rigidità.

Quindi scoprì, attraverso le interviste che fece, che il comportamento sessuale era un dipanarsi dall’eterosessualità alla omosessualità con varie altre possibilità intermedie.

Dalla sua ricerca emerse anche che il comportamento omosessuale era praticato molto più di quello che si pensava e che il 54% degli uomini aveva avuto rapporti occasionali con altri uomini pur essendo sposati con figli.

Possiamo dire che l’orientamento sessuale è un insieme di varie dimensioni: comportamento sessuale, attrazione sessuale e sentimentale e fantasie sessuali.

Oltre a questo, una persona che si dichiara eterosessuale, potrebbe aver avuto comportamenti omosessuali o potrebbe desiderarli e, quindi, innamorarsi di individui di un sesso ma provare attrazione per l’altro e quindi nemmeno l’orientamento sessuale è una dimensione immutabile.

D’altra parte l’ISTAT nel 2012 dice che il 67% della popolazione italiana ha un orientamento omo/bisessuale.

Possiamo avere i seguenti orientamenti:

Orientamento omosessuale;
Bisessualità;
Asessualità.

Orientamento omosessuale

Come l’orientamento eterosessuale anche quello omosessuale non è una scelta ma siamo spinti a seguire questo desiderio e decidere di metterlo in atto e rivelarlo o meno agli altri.

Viene definito dall’OMS come una variazione naturale della sessualità ed è la conclusione di interconnessioni tra fattori d’ambiente e biologici che si stanno ancora studiando.

Soprattutto è stato dimostrato che chi si sottopone alle cosiddette pseudo terapie riparative per modificare l’omosessualità, ha risultati sull’equilibrio psicologico molto pesanti, mentre può cambiare nel tempo in maniera indipendente dalla sua volontà.

Bisessualità

Da varie ricerche risulta che la bisessualità è un tipo di orientamento sessuale che porta ad avere attrazione per tutti e due i sessi e che è una caratteristica di base per tutti noi che possiamo, poi, sviluppare o no.

Per quello che riguarda l’orientamento sessuale può essere meno stabile per alcune persone, e specialmente le donne, possono avere dei cambiamenti durante l’arco della loro vita e sentire attrazione verso lo stesso sesso.

In questi casi, questi avvenimenti sono legati marginalmente al sesso perché le donne danno più importanza agli aspetti affettivi, di dialogo e che possono sfociare in rapporti sessuali intesi come avvicinamenti emotivi e confidenziali.

Consideriamo che questi cambiamenti, in età matura, non sono facili e si scontrano con molti pregiudizi sociali e con la comunità LBGT che li critica molto considerandoli confusi e psicologicamente disturbati.

Oltre a questo ci potrebbe anche essere il problema di coppia che era già formata da anni e in cui uno dei membri soffrirà e non capirà, per cui diventa fondamentale rivolgersi a un aiuto di psicoterapia di coppia.

Asessualità

L’asessualità è un orientamento sessuale che già nel 1950 aveva notato Kinsey rilevando che c’erano delle persone che avevano assenza di attrazione sessuale, ma solo molti anni dopo sono cominciate delle ricerche sul tema anche da parte di AVEN, la principale comunità asessuale online.

In particolare queste persone appartengono a gruppi eterogenei, perché ci sono alcune che non hanno mai sentito un’attrazione sessuale per qualcuno, altre che è capitato solo occasionalmente e altre ancora che provano solo attrazioni romantiche senza sesso.

Con riferimento a questo dobbiamo distinguere tra attrazione sessuale e quella sentimentale, perché alcuni si considerano asessuali, ma hanno lunghe relazioni con risvolti romantici con persone dell’altro sesso, dello stesso sesso o di tutti e due.

Ci sono persone che possono aver provato desiderio in alcune occasioni o per fare piacere al partner, e il dibattito scientifico è ancora aperto e per quanto, poi, riguarda la castità, deve essere distinta perché non significa assenza di desiderio sessuale.

Le persone asessuali non soffrono della mancanza del desiderio sessuale ma sperimentano la difficoltà sociale a essere accettate, perché viviamo in una dimensione dove la sessualità è vista come fondamentale dell’essere umano.

In conclusione, c’è una ricerca inglese che nel 2004 ha riportato che l’1% delle persone non aveva mai provato attrazione sessuale durante la loro vita e l’asessualità era di più per le donne che per gli uomini.

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